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Il colle Banino

Un parco può nascere in due modi: o per progetto o per conquista. Se un gruppo di architetti, ingegneri ed amministratori decide di crearne uno dal nulla il parco è frutto di un progetto. Se invece un territorio più o meno grande viene spinto ad assumere le sembianze di parco "ante-litteram" allora può accadere che bastino pochi interventi, normalmente di pura regolamentazione, perché scatti il premio: la promozione a parco.
E'il caso del Parco della Collina di San Colombano. (MI)

Eppure la collina di San Colombano, le genti che vi abitano e vi lavorano, non si scompongono più di tanto per la conquista. Anzi! Qualcuno cela malamente qualche dubbio. E se l'istituzione del parco amplificasse la notorietà  di questo piccolo paradiso attirando orde di turisti mordi e fuggi?

 

Castello di Chignolo Po

Il turismo è benvenuto, anzi le diverse aziende vitivinicole, i ristoranti e gli alberghi sono ben contenti se vi è un incremento nel numero dei turisti. Ma questa collina si è da sempre imposta un vezzo: la qualità . Qualità  nella cura del territorio, nell'assetto urbano, nella produzione vinicola o delle altre specialità  prodotte. Anche il turismo lo si vuole di qualità , il che significa essenzialmente che si predilige il visitatore rispettoso della natura che va a visitare. E'la memoria del turista che deve rimanere segnata dalla visita e non il territorio segnato dal turista. Ma poi questo è l'unico modo sensato di far turismo!
La collina è in verità  un susseguirsi di vallette ombreggiate da boschi di robinia, di pendici pettinate da filari di vite e di coste piane, dove si spalancano improvvise terrazze panoramiche.

 

 

Veduta verso nord

In posizione privilegiata, piantata nelle vasta pianura padana, è un buon osservatorio per ammirare, con la grazia di una giornata limpida, tutta la corona Alpina da un lato e le prime morbide appendici appenniniche dall'altro.
Racconta in una lettera Francesco Petrarca, io non conosco altro luogo che in positura sì poco elevata si vegga intorno a sè sì vasto prospetto di nobilissime terre.
Il colle banino, coerente risultato della sua origine geologica e dell'attenzione delle genti antiche e moderne, offre uno spettro della varietà  di caratteri tipici della nostra penisola italica.
Ogni palmo è ricco di dettagli: castelli e vigneti, fornaci e montagne.
Venendo da Sant'Angelo Lodigiano e costeggiando il lato verso il fiume Lambro il Colle mostra la sua forma più incisiva.
Qui i pendii sono scoscesi e ricchi d'alberi, mentre digrada dolcemente verso sud sulla piana di Chignolo Po.

 

 

Flora collinare

Sfilano vedute morbide e ricchissime che accompagnano la vista armonicamente sin da un metro davanti ai propri piedi fino all'estremo orizzonte visibile.
Come tutte le terre italiane che giacciono in prossimità  del 45° parallelo, il colle sfoggia una natura camaleontica, differente secondo le stagioni. L'aspetto lussureggiante e verde saturo della primavera inoltrata si oppone al rosso amaranto autunnale, aromatizzato dai tini e dalle viti grondanti. Alla calda arsura dell'estate fà  il paio la nebbiosità  dell'inverno a volte rivestita di una galaverna argentina. Ogni stagione affascina, ogni albero esibisce la propria metamorfosi, ogni panorama si adatta.
San Colombano è calata tra due corsi d'acqua, usati un tempo per traffici e spostamenti, il Lambro e il Po. Posta nelle vicinanze di nodi stradali importanti già  in epoca romana, è sempre stata una terra ambita e contesa. Nonostante ciò sul territorio non rimangono tracce importanti di antiche costruzioni se non il borgo medioevale di San Colombano col Castello di Belgioioso e, sul poggio del Monte Aureto a Miradolo, la chiesetta dedicata alla Madonna, prima sede di un castrum fortificato con due torri lignee di cui rimangono solo alcune pietre di basamento.

 

 

Madonna dei monti

L'esiguità  di testimonianze monumentali è probabilmente dovuta al privilegiato impiego agricolo dei suoi pendii, iniziato già  in epoca romana e stabilito definitivamente dai monaci irlandesi e certosini che votarono la collina alla cultura vitivinicola. Le antiche genti si limitarono a sfruttare i suoi pendii senza costruirvi altro che piccole ville patrizie e modesti agglomerati di campagna.
Grande fortuna perchè il monticello fu preservato dalla cementificazione selvaggia del secolo scorso.
Cascina Valbissera, Madonna dei Monti, Cascina Trianon, Salita della Colada, Salita della Serafina sono nomi di ciò che rimane degli antichi siti dei contadini medioevali.
Il passeggiare, il semplice passeggiare sul Colle regala emozioni sempre nuove nelle diverse stagioni.
D'inverno è possibile uscire dalle nebbie della piana fino a scorgere il debole sole che scalda le viti a riposo.
La galaverna, verso il finire della stagione fredda, diffonde l'atmosfera fatata che l'accompagna.
In primavera le pendici e i prati si animano di fiori ed erbe aromatiche. I numerosi ciliegi fioriscono di bianco ed i soffioni del tarassaco formano tappeti di morbida piuma.

 

Santa Maria a Miradolo

Si moltiplicano le feste primaverili, versione moderna degli antichi riti propiziatori: la "Sagra dei piselli" a Miradolo Terme; la "Festa delle Ciliege" a San Colombano.
L'estate si tinge dei colori dell'abbondanza e della rigogliosità : le foglie gonfiano gli alberi, appesantiti dai frutti.
In estate il colle si anima di ciclisti, podisti, cavalli, profumi di fieno e di grigliate pantagrueliche. Per combattere la calura niente di meglio che stendersi ai bordi delle due piscine poste all'ombra di pini e robinie. Una si colloca nelle famose terme miradolesi, l'altra in località  ex Cascina Palazzina oggi trasformata in centro sportivo moderno.
"Mons Legionarium", il pavese Monteleone, sede di accampamento romano, in luglio programma feste del salame e mescita di vino con cadenza quasi settimanale.

Vendemmia

L'autunno. Il grande fermento di vendemmia, di sagre dedicate a Bacco e l'odore del mosto che sale dalle cantine eccitano i sentieri e i borghi della zona. Giostre medioevali e carri allegorici si susseguono per tutto settembre e ottobre.
Nei borghi di Graffignana, San Colombano e Miradolo le trattorie (trasformate dal successo in ristoranti) si contendono i turisti della domenica.
Terre di vino si è detto. Gianni Brera, nato poco distante da qui, invitato a gustare prelibatezze locali e a dare un giudizio alla rossa bevanda, simpaticamente concluse il suo discorso: Se fossi Banino lo chiamerei con fierezza Vin de Milan.
Oggi sia i vini rossi che i bianchi hanno ottenuto il D.O.C.. Tuttavia le aziende vitivinicole hanno optato per la maggioranza ad istituire un particolare rapporto con il pubblico. I vini banini non godono di una vasta distibuzione. Ai produttori non importa di essere sconosciuti nelle americhe. Non ne avrebbero la potenzialità  produttiva e non vogliono ricorrere a stratagemmi più o meno diffusi per produrre come se la collina si diffondesse su mezza Lombardia.
I produttori della collina banina preferiscono vendere a chi viene in collina, assaggia e compra: una bottiglia, dieci, cinquanta o una damigiana o, insomma, quanto ne vuole!
E quando il compratore ne stapperà  una bottiglia a casa propria invece che ricordarsi lo scaffale del supermercato, gli tornerà  alla memoria la collina dove quel vino è stato prodotto.
Vi pare poco?

Il colle banino. San Colombano al Lambro (MI)

Gremus

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La passione per la Grande Musica,
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