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Memoria e comunicazione: un'introduzione

Un tempo si insegnava, si esponeva, si commentava o si illustrava, ci si esibiva e si rappresentava.
Oggi tutte queste azioni vengono raggruppate nel termine "comunicare". In sostanza comunicare significa offrire ad altri la propria conoscenza, arte od esperienza, nella speranza che questa offerta possa completare il bagaglio di esperienze e conoscenze del pubblico a cui ci si rivolge.

La speranza viene spesso delusa perché non si tengono in dovuto conto i meccanismi che regolano i processi di memorizzazione celebrale.
Conoscere come funziona la memoria può essere molto utile a chi fa della comunicazione il proprio lavoro.

I processi di memorizzazione, studiati sin dai tempi di Platone, conservano ancora qualche mistero. Tuttavia alcune teorie possono essere ragionevolmente considerate attendibili.
La memoria è articolata sostanzialmente in tre momenti: la codifica , la ritenzione ed il recupero . Nella prima fase, la codifica, le informazioni vengono codificate ed immagazzinate nel cervello; nella seconda fase, la ritenzione, le stesse informazioni sono conservate nel tempo; nella terza fase, il recupero, la memoria mette a disposizione del soggetto le informazioni conservate.

Per il comunicatore riveste grande importanza conoscere come funziona la codifica ed in parte la ritenzione. Per se stesso, nel momento in cui comunica, è importante anche apprendere come rendere efficiente il recupero, ma a questo argomento dedicherò molti prossimi articoli.

Quando un conferenziere esprime un soggetto, questo viene elaborato dal cervello dell'ascoltatore in un modo un po' più complesso di come si potrebbe immaginare.
La semplice auto-osservazione può rivelare quanto un'informazione possa essere di facile o difficile memorizzazione spesso indipendentemente dall'informazione stessa. Il contesto ed il modo con cui l'informazione ci viene sottoposta (da un libro, da un oratore, dalla televisione o dalla vita stessa) può fortemente condizionare la facilità di memorizzazione.

Le informazione, o meglio, i ricordi legati ad emozioni molto forti si radicano nella nostra memoria senza alcuno sforzo. Anzi, spesso risulta arduo limitare l'influenza patologica di alcune informazioni negative, memorizzate prepotentemente durante esperienze drammatiche.
Questo suggerisce, ad esempio, quanto il legare un'informazione ad una emozione possa essere importante ai fini della memorizzazione.

Ciò avviene perché la nostra memoria funziona, semplificando, su due livelli distinti: la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine. La prima svolge un ruolo centrale nella "codifica"; la seconda nella "ritenzione".
Nella memoria a breve termine i nostri sensi vi imprimono le sensazioni ed i concetti elementari cui sono sottoposti. Durante questa prima "impressione" si sviluppano collegamenti fra l'informazione stessa e l'enorme bagaglio di nozioni che invece è contenuto nella memoria a lungo e a breve termine. Più questi collegamenti sono articolati e complessi, più ci sono probabilità che l'informazione stessa venga promossa dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

Questo è il motivo per cui molte delle immagini e delle parole cui siamo sottoposti istante dopo istante vengono regolarmente dimenticate: per esse non si sviluppa nessun collegamento che vada al di la' della pura percezione o della semplice azione in risposta all'informazione "stimolo". L'esempio classico è quello del cartello stradale, che ci spinge a reagire in una certa maniera, ma che dimentichiamo 50 metri dopo.

L'instaurarsi invece di collegamenti più articolati può venir facilitato se l'informazione viene presentata in maniera tale da stimolarne il processo, cioè se l'informazione stessa viene esposta in un contesto con molti collegamenti già nel momento in cui viene presentata, semplicemente collegandola ad altre informazioni già date o che si suppone facciano già parte delle conoscenze del soggetto a cui l'informazione è rivolta.

Se durante una conferenza su qualunque filosofo o personaggio della storia viene brevemente descritto il quadro storico e sociale nel quale il personaggio è calato, indipendentemente dal fatto che questi dati siano già noti (valutazione che influisce solo sulla tempo dedicato alla descrizione), si cominciano a stimolare quella serie di collegamenti necessari alla memorizzazione dell'informazione.

Di grande importanza è poi la strutturazione della presentazione. All'inizio di ogni presentazione dovrebbe sempre essere presentata la struttura generale, alla quale poi ci si dovrà riferire con opportuni richiami durante tutta la trattazione stessa.
La strutturazione consente di stimolare una grande quantità di collegamenti, in parte dovuti ai temi annunciati nella struttura, in parte legati ai processi logici che sorreggono la struttura stessa.

Le informazioni immagazzinate nella memoria a breve termine tendono però a dissolversi nel tempo a meno che questi non vengano richiamati ad intervalli temporali successivi. Ecco allora che, nel caso di una serie di presentazioni, sarà opportuno richiamare spesso le informazioni già date affinché si rinnovino costantemente nella memoria a breve termine.
Nella situazione invece di un unica conferenza o presentazione, l'allegare in forma cartacea o multimediale anche la sola struttura, consultabile dal pubblico successivamente, può risultare di grande aiuto per la memorizzazione.

L'importanza della ripetizione è fondamentale per ogni tipo di memorizzazione. Gli antichi musicisti usavano ripetere il tema delle loro composizioni molte volte nel brano, ma a distanze ponderate e a volte lontane. Sapevano che questo stratagemma sarebbe stato fondamentale per fissare nella memoria del pubblico le parti salienti del brano.

Il passaggio dell'informazione dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine avviene quando l'informazione ha raggiunto un grado di collegamento solido con molte altre informazioni nella nostra memoria. L'informazione, imbrigliata in una struttura di riferimenti e relazioni, si radica così nella nostra memoria più stabile, consentendo di ritrovarla o per via diretta (ricordando l'informazione immediatamente) oppure attraverso gli stessi riferimenti e relazioni che la imbrigliano. Tutta la nostra memoria è basata essenzialmente sulle relazioni fra le informazioni. Perciò più l'atto del comunicare riesce a collocare ogni informazione in un contesto di riferimenti molto ampio, più ci sarà la possibilità che ciascun uditore ritrovi riferimenti noti per ricostruire collegamenti propri.

Come già detto anche le circostanze emozionali possono scatenare molti collegamenti e contribuire così a rendere più veloce il passaggio dell'informazione dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

La contestualizzazione emozionale di una informazione contribuisce a renderla più memorizzabile. Tanto che se una banale informazione venisse comunicata durante una esperienza di sofferenza o di grande gioia, questa avrebbe più possibilità di essere memorizzata, perché già legata ad un sistema di riferimenti molto intensi.
Ovviamente è impensabile di organizzare le proprie conferenze in circostanze di pericolo o di euforia, anche perché la distrazione non permetterebbe di far passare più di qualche singola informazione.

Le tecnologie multimediali possono invece scatenare emozioni sensoriali legate alla sfera visiva ed a quella uditiva. La multimedialità ha una forza comunicativa enorme ma deve essere manipolata con grande competenza. Per questo prima di parlarne è necessario introdurne gli elementi costitutivi spiegando quali siano le potenzialità delle immagini, dei filmati, delle colonne sonore e delle presentazioni multimediali.

Per tutto ciò rimando ad un prossimo articolo.


L'immagine è tratta dal sito www.simpsontrivia.com

Gremus

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La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.