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Il Futuro: i bambini

Parlo dei bimbi e del futuro. Del futuro che troveranno ma anche di quello che, secondo me, loro immaginano. Curiosa la condizione dei bambini. Loro hanno la porzione di futuro più grande davanti, e con la loro vergine fantasia lo immaginano pieno di incanti, sogni esauditi e meraviglie di ogni tipo. Ma il loro futuro è in mano nostra, adulti o quasi, pessimisti o cinici, condizionati dal concetto che persino i sogni, i sorrisi, il pensiero e l'amicizia siano moneta di scambio; in pratica che il futuro si possa comprare o vendere, bello o brutto secondo le tasche. Per fortuna ci sono i bambini, che mentre imparano ci raccontano e ci insegnano un mucchio di cose.

Anche i bambini immaginano il futuro, anzi io credo che lo facciano più di quanto i grandi sospettino. Lo fanno però non collegandolo direttamente al presente. Ecco perché le minacce del tipo "se non fai questo da grande avrai dei problemi" non servono a nulla se non a scalfire la lucidità scintillante con cui percepiscono il futuro. Mentre accumulano ingenuamente una spaventosa massa di "scalfitture" che emergeranno tutte quante dall'adolescenza in poi, i bambini continuano a riflettersi nello specchio luminoso di ciò che verrà.

Ma ci sono indicatori che le quelle scalfitture subite dal mondo dei grandi mettono radici nelle menti sensibilissime dei bimbi: le paure che si moltiplicano, i sogni brutti, le domande importanti.
C'è un'età dove molti nodi vengono al pettine, si sommano errori e "scalfitture" del proprio passato ad amarezze e disagi del presente.

Tempo fa ho passato un periodo difficile. Mio figlio mi ha sostenuto in maniera straordinaria. Un sabato pomeriggio l'ho portato dove lavoravo; voleva assolutamente averne l'immagine nella testa. Mi diceva:" papà, io ti voglio pensare durante il giorno, ma faccio fatica perché non so ne cosa fai ne dove stai". Lo portai e fu l'occasione di una chiacchierata lunga e profondissima, toccando temi delicatissimi, esposti con una sincerità ed una grazia che mi hanno colpito. Voleva sapere da me tante cose ma ad un certo punto ho sentito che voleva dire, raccontare i suoi sogni, come vede il mondo, la scuola il futuro. L'ho lasciato parlare senza fare domande, senza commenti, ascoltandolo con empatia.

Aveva voglia di sapere perché spesso mi mostravo triste e voleva dirmi che lui quella tristezza la percepiva; e voleva fare qualcosa per me. Allora ha cominciato a raccontarmi di come lui vedeva il futuro. Mi dipingeva con le parole scenari bellissimi, ipotesi da sogno, paesaggi stupefacenti. Me lo diceva abbracciandomi ogni tanto, oppure prendendomi la mano. Con una intensità travolgente.

Quante volte è capitato a me di fare la stessa cosa con le persone a cui ho voluto bene. Lui, a dieci anni, ha fatto esattamente la stessa cosa, solo che i suoi pensieri erano più limpidi, più ottimisti, più entusiasmanti di quelli che io, adulto, talvolta gli ho esposto seguendo una teoria probabilmente folle, quella dell'educarlo alla durezza della vita.

Ciò che a me preme dire è che i bambini non sono solo da educare e da preparare alla vita, ma possono anche insegnare, possono donare oltre che il loro affetto gratuito ed immenso anche il loro pensiero, la loro immaginazione, il loro punto di vista. Un mondo dipinto da un bambino non è per forza un mondo ingenuo, illuso. Il pragmatismo di cui ci vantiamo noi adulti non è detto sia effetto di ciò che ci circonda ma può esserne anche la causa, tant'è che l'immaginazione dei bambini non ne è minimamente contagiata.

I bambini sono il prototipo di ciò che nel post precedente sul futuro chiamavo "portatore di pensiero incompetente".La loro visione del futuro è talmente bella da costituire un ideale.

Ma gli ideali, si sa', li confezionano i grandi!

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.