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Musica e Rete: un futuro di crescita

Musica e rete formano una coppia indissolubile. Insieme hanno attraversato passioni, crisi, confronti infiniti e avventure fantastiche. La rete ha esplorato tutte le possibilità di scambio tra internauti proprio grazie alla musica, che si è prestata sin da subito a divenire l'oggetto di scambio ideale; la musica, inizialmente, ha pagato in maniera drastica la nuova etica della rete, ma potrebbe ora trovare proprio nel web il partner ideale per rinnovarsi completamente, sia dal punto di vista artistico, sia da quello industriale.

Nove su dieci video visti su YouTube sono musicali; sette su dieci fra le bacheche Twitter più consultate sono di artisti musicali; nove su dieci dei Like su Facebook sono dedicati a musicisti. Sono dati tratti dal IFPI Digital Music Report 2013 che offre una esaustiva analisi sull'industria musicale aggiornata all'anno scorso. Ora è passato qualche anno ma credo che le cose siano cambiate di poco.

La rete si è evoluta grazie alla musica. Ancora oggi la banda larga, soprattutto quella dedicata al segmento mobile (smartphone, tablet ecc.) è utilizzata principalmente per diffondere contenuti multimediali fra i quali, innanzi tutto, quelli musicali, attraverso ITunes, Spotify, Deezer e Youtube e tutto l'immenso "underground" dell'illegale. Per molti anni la musica ha subìto la rete, confrontandosi con la pirateria che ha di fatto demolito gran parte dell'industria musicale. Ma la stessa musica e il suo mercato costituiscono oggi l'oggetto di sperimentazione privilegiato per progettare come rendere gli scambi in rete remunerativi per tutte le parti coinvolte, artisti, produttori, distributori e ascoltatori.

Il Rapporto dell'IFIP racconta come nel 2012 il mercato della musica registrata abbia avuto, per la prima volta dal 1998, una crescita, piccola ma importante: lo 0,3% in più rispetto all'anno prima. Ma il dato interessante è che questa crescita è dovuta esclusivamente al mercato digitale della musica, cioè al commercio legale online di brani musicali. Nel mondo ci sono 500 attività in rete che vendono legalmente musica online, mettendo complessivamente a disposizione del pubblico 30 milioni di tracce. Nel 2011 solo 23 paesi permettevano alla loro popolazione di acquistare musica in rete. Oggi sono più di 100, e il dato è in continua ascesa.

Ma la considerazione più importante riguarda il pubblico: per anni si è pensato che il problema della pirateria fosse legato alla scelta degli ascoltatori di fruire della musica gratuitamente, alimentando così inconsapevolmente tutta l'industria dell'illegale; gli inserzionisti pubblicitari finivano con acquistare gli spazi pubblicitari veicolati dal download selvaggio.
Poi è cambiato il modello di pensiero, e il cuore di questo cambiamento è stato il celebre Steve Jobs che, con ITunes, per primo, ha intuito quale potenza potesse avere il mercato della musica legale. Il pubblico ha cominciato a scaricare musica legalmente pagando una piccola cifra. Era naturale che col passare del tempo anche la pubblicità avrebbe trovato nel mercato ufficiale della musica digitale lo spazio giusto per esprimersi.

La lotta alla pirateria non è vinta ma la strada è quella giusta: Il futuro è un pizzico più luminoso non solo per gli artisti, che sono stati i più penalizzati dalla pirateria, ma anche per i produttori, sebbene qualcuno di loro sia sopravvissuto "cavalcando" in qualche maniera la pirateria e finendo col gravare sui guadagni di tutti gli artisti.

Infine il pubblico ne trarrà un vantaggio importantissimo; la qualità e lo spessore dell'espressione musicale crescerà perché gli artisti potranno riprendere a vivere di ciò che sanno fare: creare musica vera, frutto dell'intuizione e del genio creativo.

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.