Colore e luce in arredamento: illuminare ed ombreggiare

Inviato da Fabe il Mer, 04/04/2007 - 10:00

Se il colore è luce e se il primo dei parametri per identificare le informazioni che i nostri occhi passano al cervello è la luminanza, allora è davvero importante cominciare a far pratica di colori e luce in casa partendo proprio dal valutare la luminosità e le relative ombre. Luce ed ombre, da non confondersi con il binomio luce-oscurità.
L’oscurità è assenza di luce mentre l’ombra è un prodotto della luce. Laddove la luce manca le ombre non si formano. In questo articolo faremo qualche osservazione sull’arte di illuminare e del dominare le ombre.

Guardandosi attorno, anche solo un istante, si potranno cogliere alcune fonti di luce e molte, moltissime ombre.
Le ombre hanno una funzione determinante per percepire tridimensionalmente il mondo che ci circonda. Senza ombre tutto apparirebbe piatto, senza prospettiva e artificioso.
I cartoni animati tradizionali sono, per le problematiche tecniche di animazione, quasi sempre privi di ombre. La sensazione che se ne trae è quella di un mondo irreale, di fantasia, dove la luce proviene da chissà dove.

Nella vita reale, invece tutto ciò che ha uno spessore, se sottoposto a luce, produce un’ombra, talvolta piccolissima ma comunque percepibile.
Le ombre possono essere nette, cioè con contorni ben definiti, oppure morbide, soffuse o appena accennate. La consistenza delle ombre è legata alla qualità della luce a cui è sottoposto l’oggetto che forma l’ombra.

Si pone generalmente poca attenzione alla qualità delle ombre che ci circondano in casa benché per i nostri occhi, la nostra mente e la percezione sensoriale, esse abbiano un influsso importante.

 

Illuminare una scala interna

Immaginate una scala interna totalmente bianca ed illuminata con una luce talmente diffusa ma potente da generare ombre debolissime. Per un ospite scendere quella scala potrebbe essere impegnativo a differenza di ciò che sarebbe se la scala fosse naturalmente illuminata con luci poste in modo da formare ombre precise al termine di ogni gradino, senza tuttavia abbagliare mentre si sale per la scala.

Una soluzione potrebbe essere quella di applicare una luce a parete, diffusa verso l’alto presso la parte più alta della scala in modo da formare ombre di orientamento appena sotto ogni alzata di gradino.

Illuminare una camera da letto

Altrove, invece, è meglio cercare ombre morbide e quasi impercettibili, come ad esempio in camera da letto.
Anni fa mi è capitato di dover pernottare in una camera d’albergo in Calabria, dopo tutto il giorno in viaggio da Milano. Ciò che desideravo era un ambiente accogliente e calmo, dove riposarmi fino alla mattina dopo.
Appena entrato e acceso la luce fui colpito da una quantità di illuminazione incredibile provocata da un’enorme lampada a fluorescenza nel centro della stanza. Credevo di essere entrato in infermeria e invece era la stanza dove dovevo dormire tutta la notte.

Mi fiondai al comodino per accendere il classico lume il quale era irrimediabilmente fulminato, e non avevo voglia di imbarcarmi in discussioni col gestore.
Dopo aver spento la luce rimasi tutta la notte con la sensazione che il letto fosse spigoloso, le coperte fossero spigolose, il pavimento fosse freddo, l’enorme lampadario si sarebbe staccato per rompermi una gamba e alla mattina mi sarei senz’altro tagliato nel farmi la barba.
Tutto ciò per una luce inappropriata.

Luce diretta e luce diffusa

La qualità delle ombre non dipende dalla forma degli oggetti che producono l’ombra, ma dal tipo di luce che crea l’ombra stessa. In linea di principio la luce può essere di due tipi: luce diretta e luce diffusa.
Il sole, la fonte di luce principale, può aiutare a comprendere la differenza fra luce diretta e luce diffusa.

In una giornata serena, nelle ore centrali, la luce del sole risulta diretta e potente. Crea ombre nette ed illumina con forza. Se invece il cielo fosse coperto di nuvole la luce del sole verrebbe diffusa e giungerebbe sulla superficie terrestre in maniera più morbida: le ombre perderebbero i profili netti e talvolta sembrerebbero quasi confondersi con le superfici non ombreggiate.

Anche le luci domestiche possono essere poste in modo tale da emettere luce diretta o diffusa. Una lampadina nuda su di uno scarno portalampada emette una luce diretta. Anche un lampadario trasparente emette luce diretta. Le ombre prodotte da queste due fonti di luce saranno nette e, siccome il lampadario si suppone fisso, saranno sempre nella medesima posizione, a differenza delle ombre provocate dal sole che mutano in posizione e lunghezza seguendo il moto relativo terra-sole.

Una lampada alogena che punta al soffitto illuminerà il soffitto direttamente (e se non ci sono oggetti fra la lampada ed il soffitto non ci saranno ombre) ma il soffitto rifletterà una luce diffusa la quale genererà ombre più morbide. Anche un lampadario opalizzato genererà una luce più diffusa sebbene la vicinanza della superficie diffondente alla fonte di luce produrrà una diffusione minore rispetto alla luce riflessa del soffitto. Anche nel caso della luce diffusa le ombre sono fisse.

Le luci dirette dovrebbero sempre provenire dall’alto perché fisiologicamente ed antropologicamente l’uomo è portato ad orientarsi con la luce principale che proviene dall’alto.
Invece le luci diffuse possono anche essere disposte a parete od in maniera meno convenzionale ma senza adottare soluzioni estreme. La luce proveniente dal basso è innaturale e dopo un po’ provoca ansia e disorientamento.

Possibili errori

Capita di commettere errori nella disposizione delle fonti di luce domestiche e nella scelta fra luci dirette e luci diffuse.
Il più comune è quello di non badare dove vanno a cadere le ombre, nette o morbide che siano.

Mi è capitato recentemente di osservare un bel quadro, posto vicino ad una credenza, perennemente condannato ad essere diviso in due da un’ombra netta causata da un lampadario fisso. Si tratta di scegliere cosa spostare: la luce, la credenza od il quadro. In quel caso sarebbe bastato spostare il quadro.

Un altro errore frequente è quello di contare sulla luce diffusa di lampade a parete senza tenere in dovuto conto della capacità riflettente della parete stessa, magari dipinta con un colore molto saturo. Il risultato è quello di diminuire fortemente la potenza illuminante della fonte di luce, tralasciando, per ora, l’influsso cromatico del colore della parete, di cui parleremo nel prossimo articolo.

Si potrebbe immaginare di evitare le ombre disponendo proiettori giganteschi in ogni angolo di una stanza, un po’ come accade negli studi televisivi. Ma, come già detto a proposito delle scale, non credo sia la scelta migliore. Ciò però ci permette di osservare che talvolta si possono ottenere buoni risultati anche scegliendo di illuminare l’ambiente a zone, così come già spiegato in questo articolo.
Illuminare a zone permette di ottenere luce diretta dove serve (sul tavolo da pranzo ad esempio) e luce soffusa dove invece è preferibile (nei pressi del televisore).

Luce da casa e da lavoro

In linea di principio la luce diretta è meglio nei locali dove si lavora o dove si compiono operazioni importanti. In un laboratorio, oppure in una officina è meglio avere luci dirette.

Sulla zona di lavoro in smart-working personalmente preferisco luci calde e piccole, come quelle fornite da lampade da tavolo. Se c’è una cosa che non mi piace in tema di luci al lavoro sono i grandi neon che illuminano uffici e studi professionali. Quando il lavoro era prevalentemente “su carta” la scelta era comprensibile ma oggi, con i computer protagonisti su ogni scrivania, io valuterei sempre luci personalizzabili da ogni singolo operatore.

Diverso é il discorso in cucina: sul piano fuochi e di taglio di una cucina domestica o professionale è meglio preferire punti di illuminazione diretti. Se si vuole fare bella figura a tavola è meglio usare una luce diretta sopra il tavolo.

Un’altra forma di luce da evitare è quella che crea una illuminazione “radente” artificiale, è cioè quel tipo di illuminazione da film costituita da una fonte di luce diretta posta sulle pareti. Oltre che abbagliare crea un tipo di ombra netta decisamente ansiogena. Diversa é la luce radente del sole all’alba o al tramonto. In questi casi l’uomo percepisce questa luce radente come un invito a svegliarsi (l’alba) o a terminare le attività (tramonto).

La luce tipica per una parete è quella di una finestra posta a nord, non direttamente illuminata dal sole. La luce è molto diffusa e le ombre sono morbide. E’ la luce preferita dai pittori.
Volendo simularla con luci artificiali si possono usare delle lampade a parete o faretti che irradino la luce esclusivamente sfruttando il riflesso della parete su tutti i lati. I moderni faretti appesi al soffitto puntati sulle pareti rappresentano una soluzione in questo senso interessante.

Ovviamente il gusto personale deve sempre essere tenuto in dovuto conto. Io, ad esempio, prediligo le luci diffuse mentre altri preferiscono quelle dirette. Il modo in cui si vede il mondo dipende in gran parte da come ce lo immaginiamo.

Nel prossimo articolo vedremo come colorare con la luce.