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Illuminazione di ambienti, primi approcci

La bolletta per l'energia elettrica domestica aumenta a ritmi incredibili. E non potrebbe essere altrimenti visto che l'Italia è costretta a produrre energia elettrica alimentando le centrali a "Champagne", oppure comprandola direttamente dai francesi. Tutti noi possiamo comunque abbassare un poco i nostri consumi ad esempio meditando o riprogettando le soluzioni di illuminazione che adottiamo nelle nostre case. In questo articolo proporrò qualche suggerimento.

In un'abitazione i consumi elettrici prevalenti sono quelli dovuti a tutto ciò che riscalda. Così fra gli elettrodomestici più voraci troviamo il boiler elettrico, il forno elettrico, l'asciugacapelli, la lavastoviglie, la lavatrice e il ferro da stiro. Altri elettrodomestici, quali il frigorifero ed il condizionatore, che invece di riscaldare raffreddano, consumano nominalmente un po' meno ma a causa del loro funzionamento pressoché continuo (il frigorifero sempre e il condizionatore d'estate) risultano ugualmente ingordi di energia elettrica.

L'illuminazione è invece ingannatrice, perché nel pensiero comune una piccola lampadina da 60 watt dovrebbe incidere marginalmente nell'economia generale dei consumi. Invece la somma delle lampadine di 60 e 100 watt, più qualche alogena nel salone, un paio di lampade da tavolo e qualche farettino di arredamento, vanno a formare un blocco capace di bruciarsi, in alcuni momenti dell'anno, un terzo dei consumi energetici, un terzo della nostra bolletta elettrica.

In realtà è oggi possibile ridurre questi costi dovuti all'illuminazione, talvolta drasticamente, altrove in maniera comunque apprezzabile. Come sempre, quando si tratta di "cose di casa", più si effettuano scelte ponderate nel momento stesso in cui si "prende casa" o in cui si arreda, più diventa semplice adottare soluzioni efficienti, anche in tema di risparmio energetico.

La progettazione architettonica prevede la considerazione attenta di alcuni importanti parametri legati alla luminosità degli ambienti. Questi parametri prima mettono in relazione la disposizione dell'edificio rispetto al movimento del sole, la collocazione latitudinale dell'edificio, il contesto abitativo nel quale l'edificio è posto (in parole povere i palazzi che gli stanno intorno e l'ombra che possono produrre sull'edificio in questione); poi considerano le dimensioni degli ambienti interni e l'ampiezza delle finestre le quali devono essere dimensionate accuratamente affinché, pur non occupando troppo spazio su di una parete, consentano comunque di illuminare adeguatamente l'ambiente dove sono poste.

Purtroppo accade sempre più frequentemente che la progettazione venga fatta in maniera più sensibile alla speculazione economica derivante invece che al rispetto di questi antichissimi presupposti alla vivibilità di ogni ambiente. Capita di imbattersi in villette costruite sfruttando lo spazio di edificazione senza minimamente preoccuparsi dell'orientamento dell'edificio, capita di entrare in saloni di casette immerse nel verde ma senza finestre e perciò destinate al buio perenne (e chi vi abita è perennemente depresso), capita di vedere sopravvalutati dei graziosissimi sottotetti con microscopici lucernari e con finestrelle minuscole a loro volta adombrate dalle estremità sporgenti delle falde del tetto; sottotetti perciò lampadino-dipendenti.

Chi si accinge a prender casa dovrebbe porre grande attenzione all'illuminamento naturale di tutti gli ambienti dell'appartamento, con particolare attenzione ai locali dove si prevede di vivere maggiormente. Un bagno o la camera da letto usata solo per dormire, possono anche essere poco luminose, ma il salone principale, le camere dei bambini, gli studi e la cucina dovrebbero poter sfruttare pienamente la luce solare.

Particolare attenzione va posta alle villette ed alla loro disposizione. Ogni possessore di villetta viene preso ad un certo punto dalla smania di piantare siepi ed alberi nel giardinetto che la circonda.
Il punto è che queste piantumazioni, nel momento in cui vengono messe a dimora, hanno una certa dimensione, ma poi, molte di queste, sono destinate a farsi più grandi, più folte e soprattutto più alte, diventando delle vere e proprie barriere all'irraggiamento solare.

I miei genitori abitano al primo piano di un appartamento condominiale a Milano. Quando hanno preso casa, quaranta anni fa', attorno all'edificio c'era solo un grande prato, nonostante fosse posto in una zona della prima periferia milanese. Dieci anni dopo il comune decise di piantare in questo prato alcuni alberelli, che davano anche un aspetto elegante allo spazio verde. Oggi quegli alberi sono enormi, arrivano all'altezza del terzo piano dell'edificio, e hanno privato quasi completamente del sole (a parte la stagione invernale) gli appartamenti delle case attorno, compreso quello dei miei genitori.
Al primo piano, comunque ,qualche raggio riesce a penetrare fra le fronde. Gli amici che stanno al piano terra, in giugno, devono tenere le luci accese anche in pieno giorno.
E' difficile fare risparmio energetico in contesti simili, ed è ancora più difficile se il Comune di Milano decide di fare risparmio di bilancio omettendo la manutenzione del verde pubblico. Ma questo è un altro discorso.

Tutto ciò è utile per chi deve scegliere casa, ma vi sono soluzioni interessanti anche per chi la casa già ce l'ha.
Le principali aree di intervento utili ad aumentare la luminosità naturale di un ambiente sono tre: la scelta del colore delle pareti, le scelte sull'arredamento ed infine la collocazione delle sorgenti luminose artificiali, cioè le lampadine.

Innanzi tutto ricordo che queste indicazioni sono mirate a cercare la massima efficienza luminosa di un ambiente, e che perciò vanno poi integrate con i propri gusti, sia dal punto di vista della tinteggiatura delle pareti, sia dell'arredamento. Talvolta si è disposti a sostenere una maggior spesa in illuminazione per avere in cambio un salone intimo e arredato secondo una propria esigenza di gusto o di sensazione.

Posto questo, ed iniziando dal colore delle pareti, la prima cosa da dire è che il bianco rappresenta, senza eccezioni, il colore più luminoso in assoluto, cioè quello più capace di amplificare la luminosità naturale o artificiale di un ambiente. Qualunque altro colore sottrae, per una legge fisica, una parte della luce che le pareti sono in grado di riflettere e di restituire all'ambiente. L'idea, ad esempio, che le tonalità del giallo possano accrescere il potere di riemissione della luce sono errate; in realtà la luce riemessa da una parete gialla è solo modificata nello spettro o, più semplicemente, nel colore, ma la luminanza di una parete colorata sarà sempre inferiore rispetto ad una parete bianca.

Di solito è consigliabile colorare di bianco i soffitti, i locali dove si cucina, che spesso sono sovra-arredati, e gli studi dove si compiono attività artistico-figurative. Dipingere o disegnare in una stanza colorata, oppure correggere le proprie foto al computer, è pericoloso perché fuori da quella stanza i colori della tavola disegnata o della fotografia potranno appariranno un po' diversi rispetto a come li si è visti in una stanza colorata. Dico subito, anche se fa parte delle indicazioni che darò più avanti, che anche nella scelta delle lampadine va posta attenzione se si illumina un tavolo di lavoro. Più la lampadina ha uno spettro di emissione simile a quello della luce esterna (circa 5.500° K) meglio è. Di questo parleremo più diffusamente in un prossimo articolo.

Un salone buio dovrebbe essere tinteggiato con colori molto chiari, prossimi al bianco. Lo stesso le camere da letto anche se per ragioni meno legate all'illuminamento ma più afferenti agli equilibri psico-fisico-magnetici degli ambienti abitativi. Ricordarsi poi la vecchia regoletta di porre i tavoli dove si scrive (soprattutto nella camera dei ragazzi) con la luce della finestra che proviene da sinistra (destra per i mancini), questo per non essere costretti ad accendere la luce da scrivania anche in pieno giorno.

L'arredamento ha anch'esso un influsso importante sulla luminosità degli ambienti, non tanto per il colore degli arredi, ma più frequentemente per l'abbondanza degli stessi.
Sebbene le più moderne tendenze premano verso una semplificazione "essenzialistica" dell'arredamento, nelle case dove non entra un architetto o un arredatore, si ritrovano spesso incredibili collezioni di mobili, mobiletti, soprammobili, quadretti, separè, piante, tavoli, poltrone e poltroncine gingilli e quant'altro. Purtroppo questa abitudine - nella quale cadiamo comunque tutti perché vogliamo circondarci degli oggetti che animano la nostra vita - finisce spesso col rendere intere zone abitative semibuie, nascoste da piante o da librerie poste a mo' di separè.

La via media è la più consigliabile. Se l'essenzialismo va bene per la sala degli ospiti (non la mia che è interamente circondata da libri) o per lo studio che deve essere luminoso e molto ben organizzato, i luoghi dove invece si vive quotidianamente devono contenere senz'altro gli oggetti di cui amiamo circondarci ma... solo di quelli.
Se riempire ogni angolino di parete bianca o ogni centimetro di pavimento diventa una mania è bene ricordarsi che ciò costerà in termini di energia elettrica per l'illuminazione e per l'aspirapolvere. E poi arriva regolarmente il giorno in cui per il desiderio di maggior spazio e libertà si fa piazza pulita, sacrificando anche qualche oggetto caro.

Infine qualche consiglio per il posizionamento dei punti di emissione luminosa.
Un tempo le abitazioni venivano dotate di pochissimi punti di illuminazione, generalmente posti al centro del soffitto. Nel caso di ampi saloni venivano tracciati due punti, talvolta accessibili separatamente. La logica era che una luce proveniente dall'alto potesse essere più performante di una luce posta sulle pareti o più in basso. Non era un logica sbagliata, anche perché rispondeva ad una abitudine naturale dell'uomo, che si orienta meglio con luci che provengono dall'alto.
Il problema è che le luci poste dall'alto richiedono delle potenze di emissione elevate (minimo 100 watt) e pur essendo utili quando nell'ambiente si vuole vedere tutto con chiarezza, tolgono quel senso di intimità che spesso cerchiamo nelle nostre case. Credo che nessuno ami mettersi a leggere un libro la sera, magari a letto, sfruttando la luce del grande lampadario centrale.

Un compromesso fra la luce ben diffusa nell'ambiente e il desiderio di decentralizzare il punto di diffusione è stata per lungo tempo rappresentato dalla leggendaria "lampada alogena", magari con variatore di luminosità, la quale però consuma come un cammello dopo una traversata del deserto. Una alogena media "succhia" 500 watt, cioè l'equivalente di cinque lampadine normali da 100 watt, cioè tanto quanto consumano 45 lampadine a basso consumo energetico da 11 watt. Con quarantacinque lampadine potete illuminare anche il retro dei termosifoni!
Io ho una lampada alogena, alla quale sono affezionato perché è un regalo di famiglia, ma l'ho relegata in un angolino e l'utilizzo solo per emergenze (tipo trovare uno spillo sul pavimento).

la prassi migliore da adottarsi è invece quella di predisporre diversi livelli di illuminazione, il più possibile localizzati per zone relegando l'illuminazione generale (la alogena per chi ce l'ha) solo quando è assolutamente necessaria una vasta luminosità generale. Sul tavolone del soggiorno o su quello dove si cena regolarmente è opportuno localizzare una o due lampadine a basso consumo, poste a circa 80 - 100 cm dal piano del tavolo. Il tipo di lampadario non è determinante: l'importante è che diffonda la sua luce su tutta la superficie del tavolo.

Le lampadine a basso consumo energetico sono utilissime e molto convenienti per tutti questi utilizzi localizzati. Durano tantissimo (ho lampadine che funzionano quotidianamente da quindici anni) e consumano poco. Fanno un po' meno luce rispetto le lampadine ad incandescenza, ed anche le equivalenze in watt riportate sulla confezione sono assai discutibili. Molto dipende dalla collocazione. Se si dispone di una plafoniera (fra le soluzioni meno efficienti) e si è abituati a corredarla di due lampadine ad incandescenza da 60 watt, ci si scordi di ottenere lo stesso illuminamento sostituendo le vecchie lampadine con due nuove ecolampade ad 11 watt, dichiarate equivalenti alle 60 watt ad incandescenza.

Le ecolampade sono formidabili per tutte le soluzione molto localizzate: librerie, tavoli, tavolini, comodini ecc. Non sono consigliabili per corridoi, scale, luci centrali e plafoniere.
Io, che ho in gran parte eliminato le luci centrali e le plafoniere, le uso quasi ovunque, tranne che nel corridoio.

L'importante è progettare, con l'aiuto di un elettricista, un sistema di accensione realmente modulare, dove ad esempio un salone possa essere illuminato sul tavolo, in prossimità della libreria (con faretti a basso consumo) e vicino al divano dove ci si siede a leggere. Con 3 lampadine da 11 watt e quattro da 7 (complessivamente poco più di 60 watt) rendo il salone vivibile anche in presenza di ospiti.

In tutti gli ambienti della casa è possibile localizzare attentamente le fonti di luce e spesso questa pratica rende la luminosità serale dei locali più riposante ed accogliente.

Talvolta è necessario fare qualche "salto mortale" a causa dell'impianto elettrico mal progettato.
Ma anche in questi casi si possono trovare soluzioni interessanti.

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.