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Il dottore e il suo Pc

A proposito di innovazione e digitalizzazione ecco la mia testimonianza davanti a un dottore e al suo PC. Visita ortopedica presso un grande ospedale.

Mi riceve un anziano dottore. In 5 minuti di visita mi analizza per bene il ginocchio un po’ malandato (poi dicono che lo sport fa bene….); mi tranquillizza dicendomi che non c’è nulla di compromesso, mi dice di rivestirmi e poi, con calma, si siede alla scrivania.

Nell’angolo un monitor e una tastiera. Il resto del tavolo coperto di carte e radiografie. Il dottore fa un respiro ampio, si aggiusta la sedia e mi fa un cortese ma preoccupato sorriso. Erano le 12 e 15 . Io di fronte a lui seduto su una sedia di metallo. Scomoda. Mi sarei alzato da quella sedia alle 12 e 40, venticinque minuti dopo.

Una volta i medici scrivevano i loro referti su un pezzo di carta, con calligrafie illeggibili, tanto che veniva da pensare che fra medici e farmacisti ci fosse l'accordo di utilizzare una specie di stenografia incomprensibile a qualunque altro. In tre minuti scrivevano tutto; una stretta di mano e via, avanti un altro. Ora invece, anche per un anziano medico, c’è l’obbligo di consegnare un referto scritto e stampato al computer. Del resto cosa ci vuole a scrivere quattro righe sul pc: un minuto? Due minuti? Dipende!

Il dottore – che devo dire mi stava simpatico – squadrò il monitor del computer; una scheda di database con lo spazio per il referto già pronto in evidenza. Un attimo di pausa. Poi cominciò a guardare fra le carte della scrivania, e subito dopo, con il palmo della mano, toccava tutto cercando qualcosa che, evidentemente, era rimasta nascosta sotto: il mouse! Una tastata dopo l’altra e finalmente individua il topolino elettronico.

Ma, inavvertitamente, schiaccia un tasto del mouse e di colpo la videata del database scompare. Il caso ha voluto che cliccasse sulla linguetta che riduceva ad icona l’applicazione. Il dottore guarda il monitor, guarda me, riguarda il monitor e dice: “sparito tutto”! “Mi toccherà ancora chiamare l’assistenza, perché io non so riaccendere 'sta diavoleria”, dice il medico un po’ imbarazzato. Io, con molto garbo, dico: “se vuole posso provare io a ritrovare l’applicazione”. “Quale applicazione?”, risponde lui. “Il Database”, rispondo io; “Non so cosa sia un Database” dice il dottore; “Insomma” dico io, “le riattivo quello che c’era prima”. “Davvero può farlo?”; “Si certo!” rispondo.

Prendo il mouse con delicatezza, clicco sulla linguetta nella barra sotto lo schermo e riappare la schermata del Database. Il dottore mi guarda sorridendo e mi dice: “è stato più bravo del nostro tecnico che tutte le volte che capita sta cosa mi dice di uscire un attimo dalla stanza e di tornare 5 minuti dopo”. Mi venne in mente una battuta della Traviata di Verdi: “La bugia pietosa al medico è concessa”; anche ai tecnici informatici, in certi casi…..

Il dottore è pronto per mettersi a scrivere. Tecnica a un dito e testa bassa! Nel senso che scriveva utilizzando solo l’indice della mano destra, tenendo gli occhi incollati sulla tastiera, senza guardare il monitor. Velocità media. Il dito, per ogni battuta, pigiava almeno due tasti, per cui, io che guardavo al monitor ciò che il dottore scriveva, vedevo formarsi strane parole, tanto incomprensibili quanto la stenografia dei vecchi medici di una volta. Il correttore ortografico sottolineava impietosamente di rosso tutte le parole.

Al primo punto il dottore si fermò, alzò gli occhi, guardò lo scritto sul monitor con la testa lievemente inclinata, come fa il pittore quando rimira le ultime pennellate date sulla tela. La mano va ai tasti di direzione, e una carattere dopo l’altro, il dottore ripulisce tutte le sue frasi, come uno scultore che toglie il superfluo.  Tasto destro e correttore ortografico?? Figuriamoci....

Al termine della pulitura la frase è perfetta, e comprensibile anche a me. Il dottore mi guarda sorridendo e mi dice: “I computer sono stupidi: fanno un sacco di errori che poi bisogna andare a correggere”. Ricambio il sorriso….

Frase numero due: stessa trafila, poi la tre, la quattro e la cinque. La mia sedia era scomoda, ma lo spettacolo valeva lo sforzo. La cosa più comica era che il dottore era orgoglioso di quello scritto, come se fosse davvero un’opera d’arte, una sfida con la materia, la vittoria sull’eterna dicotomia fra il pensiero e la sua espressione manifesta.

Un referto di quattro righe può divenire la vera frontiera di un dottore, che sa intravvedere al di là della pelle cosa ci sia dentro un ginocchio, ma ancora vive un rapporto conflittuale con il pc. Venti minuti dopo la stampante sputa fuori il foglio, perfetto, senza neanche un errore. Il dottore si alza e mi porge il documento. Io lo saluto con un arrivederci e lui mi ferma e mi dice: “mai dire arrivederci ad un dottore: porta male!”

E mentre lo dice da’ inavvertitamente una botta al mouse che, cadendo dalla scrivania, si stacca dalla presa usb del monitor. Il dottore mi guarda con gli occhi sbarrati. Io senza dire una parola prendo il mouse ed inserisco lo spinotto nella presa. “Bello avere pazienti come lei sa?” mi dice sorridendo. Gli stringo la mano con simpatia. In fin dei conti il suo lavoro di ortopedico lo sa fare benissimo!

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.