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La New Economy comincia adesso

Nella New Economy di fine anni '90, di fine secolo o di fine millennio, non era l'aggettivo "New" ad essere illusorio, non era la novità ad essere fumo piuttosto che arrosto: era il sostantivo "Economy" che di novità non voleva saperne e che ha trasformato l'arrosto in una zuppa di cavoli amari. New Economy doveva significare "ripensare l'economia" alla luce delle nuove risorse tecnologiche di comunicazione. Invece si è tentato di piegare la novità Internet alle esigenze di una vecchia economia. A rimanere piegata e piagata è stata l'economia.

Se invece che New Economy l'avessero chiamata New Comm o New Knowledge, probabilmente il doppio sgambetto - quello che prima ha spinto tanti a credere nel potenziale esclusivamente economico della rete e quello che invece poi ha rispinto gli stessi a recludere internet nello sgabuzzino degli hobby inutili, proprio mentre aveva iniziato lo svezzamento - non avrebbe fatto male ha molti dei soliti speculatori.
Abbandonandosi a visioni favolistiche, quelle con la morale finale, verrebbe da dire che internet, scrollandosi di dosso gli stakeholders della Net Old Economy facile, si è tolta dal rischio di divenire una terra di conquista, ad uso e consumo dei soliti mega-gruppi economici.

L'evoluzione di internet negli ultimi cinque anni è stata imprevedibile ed inedita. Chi pensava che la rete sarebbe divenuta ben presto dominio di pochi sbagliava e sbagliavano pure coloro che spingevano per assimilarla alla televisione, con grafica perfetta e pubblico in poltrona.
Internet si è ritagliata un ruolo unico e preciso: internet è condivisione della conoscenza, del sapere e dell'opinione. Oggi internet è rappresentata dai blog, dalla comunicazione intesa come diffusione del sapere, dalla conoscenza condivisa.

Molti possessori di siti vetrina - molti siti aziendali ad esempio - sono delusi dalle performance del loro sito, incapaci di comprenderne le ragioni ed alla ricerca di mezzi tecnici per migliorare la loro visibilità. Purtroppo è bene che costoro sappiano che i siti vetrina o di rappresentanza sono ormai totalmente inutili, ignorati dai motori di ricerca e inefficaci sotto ogni profilo.
Se un'azienda intende contare sul contributo a livello di marketing del proprio sito deve radicalmente rivoluzionare il proprio approccio alla rete, sposando la nuova logica del "sapere condiviso", diventando cioè portatori di informazioni.

Tecnicamente oggi allestire un sito adatto a comunicare è piuttosto semplice. Più complesso è invece riempire ed aggiornare regolarmente il sito con contenuti, informazioni, approfondimenti, consigli e annunci. Negli uffici marketing delle aziende si dovrà presto prevedere di avvalersi di professionalità in grado di riversare il "prodotto culturale" dell'azienda nella rete. Prodotto culturale che ogni azienda, di qualunque categoria merceologica, produce sotto forma di esperienza, di pensiero evolutivo, di feedback con i clienti e di dinamiche interne.
La rete è il luogo dove il prodotto culturale diventa esperienza condivisa: non solo riversando nella rete il proprio sapere, ma anche raccogliendo il sapere altrui.

Internet 2.0 - così viene definita la rete del sapere condiviso - è in grado di generare un indotto economico che nel tempo diventerà sempre più consistente. Cambierà il modo con cui si fa marketing, il modo con cui ci si relaziona con i clienti e gli stakeholders aziendali, il modo con cui si pubblicizza il proprio marchio e la propria visione aziendale.
Ciò genererà un nuovo circolo economico virtuoso ponendo le aziende in una "Agorà" dove non è la notorietà del marchio a fare la differenza ma la capacità di ogni singola azienda, grande o piccola, di innovare, di comunicare, di informare, di generare flussi informativi.

Lo sbaglio di qualche anno fa fu quello di applicare una vecchia logica economica alla più giovane delle novità.

Internet, la New internet, sta invece poco a poco cambiando l'economia.

Gremus

Gremus
La passione per la Grande Musica,
online dal 2007.